Le Contrade

Il paese di San Zeno di Montagna è costituito da varie contrade, collegate fra loro dalla lunga strada provinciale che si snoda sulle pendici occidentali del monte Baldo e poste su dorsali delimitate da strette valli che scendono al lago di Garda. Un tempo erano abitate in prevalenza da famiglie imparentate fra loro, come si può rilevare dall’analisi dei cognomi tuttora presenti. Ogni contrada aveva la propria fontana e il proprio caratteristico capitello ed era ben distinta dalle altre da prati e boschivi più o meno estesi; negli ultimi anni però, con lo sviluppo del turismo, sono sorti numerosi alberghi, ville e altri edifici, che hanno contribuito a unire fra loro questi piccoli borghi. Nelle antiche corti la popolazione è diminuita, anche perché gli abitanti hanno preferito trasferirsi nelle villette di recente costruzione.

Arrivati all’inizio del paese, seguendo la strada provinciale e proseguendo verso nord la prima contrada che troviamo è San Zeno, la più antica e più popolosa, da sempre considerata il centro del paese; vi si trovano la chiesa parrocchiale e il cinema e un tempo vi aveva sede anche il municipio, poi trasferito a Ca’ Montagna. A questo proposito si racconta che dopo la Grande Guerra, dovendosi ricostruire la casa comunale, sorsero accesi contrasti su dove ubicarla tra i “Boscheri”, che abitavano dopo il ponte delle Fontane, e i “Zinevrèi”, che vivevano nelle contrade di San Zeno e Ca’ Schena. Alla fine si decise di far partire dalla chiesa una coppia di buoi aggiogati e di erigere il municipio dove questi si sarebbero fermati: cosa che avvenne a Ca’ Montagna.

Galleria Fotografica

Foto

11 November 2010

Le vecchie corti di San Zeno, ora in parte ristrutturate, erano costituite da case in pietra addossate le une alle altre, collegate da vòlti e passaggi interni per consentire agli abitanti di rifugiarsi nelle stanze più sicure in caso di pericolo.

All’inizio del paese, sulla destra, si stacca una strada che, attraverso vecchie corti e ville recenti porta al bel parco della Scuola Materna, al campeggio, al campo sportivo e alla piscina comunale; da qui, proseguendo lungo la carrareccia circondata da verdi prati, si giunge all’antica contrada di Canevói. Un tempo era un borgo fiorente, con caratteristiche case in pietra; ora è quasi completamente abbandonato: da qui si gode un panorama incomparabile, che spazia dal lago di Garda alla piana di Caprino, dalla Rocca al monte Moscàl.

Poco più in alto si può ammirare un uguale spettacolo dalla località di Sperane.

Ca’ Schena prende il nome dalla famiglia che un tempo qui possedeva la maggior parte degli edifici e dei terreni. Lungo la strada provinciale si trovano case, alberghi e negozi di recente costruzione, che hanno ormai unito questa contrada con quella di San Zeno, mentre all’interno si vedono alcune caratteristiche corti con case in pietra, stalle e fienili che testimoniano le antiche attività agricole.

A monte dell’agglomerato di Ca’ Schena si stacca un’antichissima via, la “Via del carro”, ora asfaltata, ma fino a qualche decennio fa con tratti lastricati da grosse pietre che presentavano incisi i solche delle ruote dei carri. Da qui si sale alla contrada Capra, toponimo significativo, formata da alcune vecchie case in pietra, ora ristrutturate.

Ca’ Sartori. Superato il ponte sulla “Valle delle Fontane”, che prende il nome da una bella fontana con tre grandi vasche di pietra dove le donne andavano a lavare i panni, si entra in questa contrada, che prende il nome dalla famiglia che vi abitava o dalla presenza di sarti (sartóri, nel dialetto locale).

Il cuore del borgo è costituito da una grande, antica corte, con numerosi vòlti e case in pietra dalle tipiche scale esterne, mentre ai piani inferiori si aprivano le stalle. E’ stata ristrutturata di recente, ma conserva inalterato il fascino antico.

Le Tese. Poco distante da Ca’ Sartori, sopra una dorsale quasi a picco sul lago, si trova questa pittoresca contrada dalle caratteristiche case in pietra; ora è quasi disabitata. E’ uno dei pochi borghi che si sia salvato dalla cementificazione e conserva quasi inalterata l’antica struttura medioevale.

Ca’ Montagna. La contrada prende nome dall’edificio più antico e più significativo del paese sotto il profilo storico e artistico, la “Ca’ dei Montagna” (vedi scheda). Non vi sono corti rustiche, ma case ed edifici sparsi; vi hanno sede il municipio – ricostruito negli ultimi anni ’70 dopo un incendio che aveva distrutto il precedente, caratterizzato da forme in stile fine Ottocento -, le scuole elementari e medie, l’ambulatorio, la farmacia, il capolinea dei pullman di linea.

Castello, cosiddetto da un antico maniero, forse degli Scaligeri, di cui si può vedere ancora qualche rudere in località Pusterna. Si sono conservati alcuni tipici edifici in pietra e un caratteristico impianto per la raccolta dell’acqua piovana; di recente vi è stata eretta una chiesetta, molto frequentata nel periodo estivo.

Laguna. La contrada è costituita da due corti: una rurale, chiusa, appartenente a una sola famiglia; l’altra aperta, ristrutturata di recente, con la vecchia fontana attorno alla quale la gente si sedeva a chiacchierare, e un’ antica casàra, il locale in cui si lavorava il latte.

Borno. Anche in questa antica contrada sono rimasti pochi abitanti, in prevalenza dediti all’agricoltura. In una relazione  del dott. Domenico Marocchi  si legge come “un stranier Africano del Regno di Borno siasi fermato in questo solingo, ed alpestre luogo, ed abbia dato la denominazione” (Viviani 1989, p.94); in quegli anni (1790) vi erano dieci famiglie. Il nome però sembra più verosimilmente tradire un’origine celtica. A dar retta alla relazione del Marocchi, in questo luogo si producevano “vini acerbi, frutti austeri, poca seta, grano e niente olio per cagione del rigido clima”.

Alcuni vecchi edifici presentano un’interessante struttura architettonica, ma rischiano di andare in rovina, mentre poco lontano stanno sorgendo grandi condomini a destinazione turistica.

La stessa sorte è toccata alla località Bertel, dove sono sorte parecchie ville, mentre le vecchie case sono state abbandonate.

Villanova. E’ l’ultima contrada prima del confine con il comune di Brenzone, abitata da poche famiglie, in case per lo più ristrutturate. Nel ‘700 si trovava una fornace per cuocere coppi da copertura dei tetti. Vi si giunge percorrendo un tratto della strada detta “Panoramica”, che porta verso il lago.

La Ca’. Da Laguna, superato il mitico “Ponte del Diavolo” – nelle cui vicinanze, a dar retta alla tradizione orale, si trovava un tempo un covo di falsari – , si giunge in questa contrada, dove abbiamo un’antica chiesetta dedicata a San Pietro e poche case un tempo abitate da chi lavorava nella Tenuta Cervi, donata dal conte Bonoris all’istituto Don Provolo di Verona.

La Pora. Al bivio dopo la contrada Castello, salendo la strada provinciale che porta a Prada, si incontra la contrada La Pora, il cui nome forse deriva da “polla”, sorgente, per la presenza in passato di polle d’acqua. Qui il turismo è ancora poco sviluppato e il borgo ha in gran parte conservato la sua antica struttura, con le caratteristiche case in pietra e la scala esterna.

Pra’ Bestemà. Al bivio di Corrubbio si dipartono due strade: a destra si va alla contrada Ca’ Longa e alla frazione di Lumini; la strada di sinistra porta a Prada passando per la contrada di Pra’ Bestemà, che si stende su un dosso che guarda verso la contrada La Val. Secondo il Marocchi , nel 1790 “questa montagna di Prà Bestiemà è della Nob.e Casa Verza”; inoltre viene pure azzardata un’etimologia, sostenendo che “questo è luogo da mantener il Bestiame” (Viviani 1886, p. 98).

La contrada fu quasi completamente bruciata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, perché i suoi abitanti, alcuni dei quali vennero deportati in Germania, avevano aiutato i partigiani.

Nella zona le attività prevalenti sono l’agricoltura e l’allevamento del bestiame e sono ancora conservate le caratteristiche case in pietra con annesse le stalle e i fienili, mentre nei dintorni sono sorte villette e moderni residence.

Il testo è tratto dal libro “Le immagini raccontano … San Zeno di Montagna” dell’associazione Scatti dalla Memoria.

torna all'inizio del contenuto